martedì 22 maggio 2018

I SARCOFAGHI DEGLI ‘SPOSI’ DI CERVETERI E DEL LOUVRE. PODEROSE ‘MACCHINE’ APOTROPAICHE PER IL ‘DOPPIO’ SOSTEGNO DELLA LUCE CICLICA (IL TRE) E PER LA SALVEZZA ULTRATERRENA.

di Gigi Sanna


Si  dice che la lingua etrusca è ancora, per svariati motivi, un enigma e un 'rebus'. Ciò si sostiene, naturalmente, sulla base delle grosse difficoltà che insorgono nel cercare di capire di essa molti degli aspetti lessicali, morfologici e sintattici. In realtà, a mio parere, il 'rebus' sussiste e resiste nel tempo non 'solo' per motivi di carattere grammaticale e linguistico, ma anche e soprattutto perché si stenta a considerare un aspetto essenziale dell'etrusco: che la scrittura è criptica, cioè organizzata e strutturata di proposito con il rebus. E' realizzata per non essere capita se non da pochissimi.  Pertanto nella misura in cui si comprenderanno i meccanismi, spesso sofisticati, del rebus, posti di norma in essere dalle scuole scribali dei santuari, si comprenderà la lingua etrusca scritta. Essi sono simili e spesso gli stessi usati dagli scribi dei templi greci e nuragici. In particolare quelli inventati dagli scribi di  questi ultimi.
Abstract


Sommario  
  Il sarcofago degli sposi di Cerveteri è un’opera nota in tutto il mondo. Il suo valore però non consiste solo  nell’arte e nella documentazione  di un certo modo di essere e di pensare se stessa della societas nobiliare etrusca circa il mondo ultraterreno.  E’ anche e soprattutto epigrafico perché il coperchio lungi dall’essere opera ‘laica’, inneggiante in qualche modo al terreno, è profondamente sacro e attinente esclusivamente alla simbologia che riguarda il raggiungimento di una vita futura nel regno della luce. E’ una ΜΗΧΑΝΗ,una forte ‘macchina’ apotropaica, congegnata per scrivere nascostamente la (solita) petizione riguardante la formula della salvezza. Questa è attuata attraverso la scrittura metagrafica con gli espedienti  dell’ideografia, della numerologia e dell’acrofonia. Detta ΜΗΧΑΝΗ è esemplata su quella, con eguale scrittura, dei cosiddetti ‘bronzetti nuragici’. Formalmente, nonostante la differenza espressiva, si può dire che sono la stessa cosa. Solo che  la ΜΗΧΑΝΗ de bronzi sardi  è imperniata sul lessico semitico mentre quella etrusca si basa su ‘tre’ lingue dell’indoeuropeo (etrusco, greco e latino). Il sarcofago di Cerveteri, come si sa, ha una realizzazione gemella nel Sarcofago degli sposi custodito nel museo del Louvre di Parigi. A parte qualche variante formale le due opere sono state concepite per essere lette nello stesso identico modo, cioè con la stessa ‘petitio’ dell’aiuto salvifico del padre e della madre luminosi, TIN/ VNI - SOLE/LUNA.

martedì 15 maggio 2018

Gita culturale al sito archeologico di Santa Cristina di Paulilatino

L'associazione 'aleph al termine del 7° corso di epigrafia nuragica e archeoastronomia organizza una gita di studio presso il sito archeologico del pozzo sacro di Santa Cristina
per sabato 19 maggio



 Oltre ai corsisti sono invitati alla gita tutti coloro che vogliano partecipare all'ultima lezione di archeoastronomia sul tema: il pozzo sacro di Santa Cristina, e all'ultima lezione di epigrafia che si terrà presso la spiaggia di "Su crastu biancu" marina di San Vero Milis.

Modalità e orari:

- ore 9.30 raduno, con mezzi propri, presso il sito archeologico di Santa Cristina
- ore 10:30 visita guidata del sito archeologico a cura della
  cooperativa che lo gestisce
- a seguire: lezione di archeoastronomia
- ore 13:00 pranzo al sacco all'interno del parco archeologico
- ore 16:00 trasferimento presso la località "Su crastu biancu" 
 marina di San Vero Milis per visitare lo scarabeo inciso sulla 
 roccia e seguire l'ultima lezione di epigrafia nuragica.

sabato 12 maggio 2018

Il motivo ‘decorativo’ del recipiente per cereali della capanna 10 del Nuraghe Adoni di Villanova Tulo. Una lettera nuragica forte ‘complessa’ e un’olla come supporto della scrittura. Un segno rarissimo nella sua forma, forse un ‘unicum’.




di Gigi Sanna

 (da Canu -Leonelli)

     Durante gli scavi della capanna n.10 del Nuraghe Adoni di Villanovatulo venne rinvenuta (1), tra gli altri materiali fittili, un’olla contenente dei piselli e, dato ancora più singolare, recante sulla sua superficie, esattamente al centro, un ‘segno’ giudicato ‘decorazione a rilievo rappresentante una forcella’ (2).  Il cosiddetto segno ‘a forcella’, come si sa, non è nuovo nella raffigurazione nuragica in ceramica, in pietra e nello stesso bronzo, come si può vedere dai documenti seguenti nei quali esso appare apparentemente (3)  isolato (figg. 3 -4 -5 -6) oppure manifestamente  abbinato ad altri segni ancora (figg.   6 -7 -8 -9).

sabato 5 maggio 2018

TAVOLETTE DI SUGHERO SCRITTE IN SU NURAXI DI BARUMINI. BASTA CON LE CHIACCHIERE CHI SA PARLI.

TAVOLETTE DI SUGHERO SCRITTE IN SU NURAXI DI BARUMINI. BASTA CON LE CHIACCHIERECHI SA PARLI.







E' VERO CHE GIOVANNI LILLIU TROVO', DURANTE GLI SCAVI, NELLA STANZA A PIANO TERRA DEL NURAGHE DI BARUMINI DELLE (QUANTE?) TAVOLETTE DI SUGHERO CON I SEGNI DELLA SCRITTURA NURAGICA? E' VERO CHE IL MAGGIORE TESTIMONE DEL RITROVAMENTO FU IL CUGINO DON LEONE CHE IN QUEL TEMPO ERA PRESENTE DURANTE GLI SCAVI? E' VERO CHE DON LEONE RIFERI' DEL FATTO ALL'EDITORE SILVIO PULISCI? E' VERO CHE LE TAVOLETTE, A DETTA DEL LILLIU, L'INDOMANI NON C'ERANO PIU' PERCHE' SI ERANO... POLVERIZZATE? O E' VERO INVECE CHE, SEMPRE A DETTA DEL LILLIU, I REPERTI FURONO PORTATI (IN GRAN SEGRETO) NEI MAGAZZINI DEL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI CAGLIARI? E' VERO O NON E' VERO CHE NEL REGISTRO DEGLI SCAVI IL LILLIU NON FECE MENZIONE DEL RITROVAMENTO? E SE DON LEONE HA DETTO (PERCHE' SI DOVREBBE DUBITARE DI LUI?) LA VERITA' PERCHE' LILLIU NON HA MAI FATTO PAROLA DEL RINVENIMENTO? PERCHE' E' RIMASTO IN SILENZIO QUANDO GIA' CON LA PUBBLICAZIONE DELLE FOTO DEI CALCHI DEI SIGILLI DI TZRICOTU (ANNI NOVANTA) SORGEVA L'ASPRA POLEMICA TRA NEGAZIONISTI, POSSIBILISTI E AFFERMATORI IN TEMA DI SCRITTURA NELL'ETA' DEL TARDO BRONZO SARDO?

mercoledì 2 maggio 2018

IL LATINO DERIVA DALSARDO? NON SO. POTREBBE. CI SONO NON POCHI INDIZI (Frau) MA ANCHE DELLE PROVE DOCUMENTARIE CHE FANNO MEDITARE.



 
Che il sardo derivi dal latino e non viceversa sembra una ovvietà e non è strano dunque che fior di linguisti accademici come Ignazio Putzu, Maurizio Virdis, Simone Pisano, Gigliola Sulis ed altri ancora (L'unione Sarda del 27 aprile scorso) si siano pronunciati con decisione contro una ipotesi che avrebbe, per altro, il rifiuto immediato di tutta la comunità scientifica mondiale. Un verdetto senza scampo dunque per una proposta balzana già dalle prime battute viziata da non scientificità nel merito e nel metodo. Pollice verso e punto.
Per quanto mi riguarda personalmente non posso replicare più di tanto da linguista ma da epigrafista almeno un po'. L'ho già fatto un po' di tempo fa interpretando i sigilli di Tzricotu, il cosiddetto 'brassard' di Is locci Santus, la pietra di Perdu Pes di Paulilatino, la Stele di Nora, pochi forse ma importantissimi documenti del Corpus delle scritte nuragiche che recano le voci G(i)G(A)HA(n)LOY, G(a)WAHLU, K(o)R(r)'Sh, B(i)D(E)NT(E) ed altre ancora. Nessuno può negare che queste voci si trovino scritte in detti documenti o affermare che essi siano dei falsi (anche se ci hanno provato inutilmente in tutti i modi). Le parole suddette, come i linguisti sanno, sono tutte di matrice indoeuropea e assai vicine al latino.
Ora, dal momento che tutti i documenti (nuragici) in cui esse si trovano precedono l'arrivo dei Romani ed escludono che siano latine non resta che pensare, per logica, che il latino venga dopo. E' questa una prova per via documentaria, la più importante di tutte le prove perchè diretta e oggettiva. Ma non ci sono solo prove documentarie da tenere in considerazione : c'è la prova storico -antropologica del latino 'forte' parlato all'interno della Sardegna, proprio nella zona dove i Romani non hanno potuto linguisticamente essere influenti nulla o quasi nulla. Come si spiega? Non si riesce a spiegare in nessun modo se non con il dato della lingua sardo -latina (per intenderci) da sempre presente nei territori non colonizzati dai Romani. E ciò cozza di brutto con il paradigma. Questo almeno avrebbe dovuto far diventare più prudenti quelli del 'punto e basta'. E ' (lo capisce anche uno scolaretto) un'insanabile contraddizione a cui va data una risposta scientifica se davvero la linguistica è una disciplina scientifica.
A coloro che invocano l'autorità, ovvero il consenso generale (addirittura mondiale) della comunità scientifico -accademica, parlando di secoli di definitive acquisizioni, bisogna ricordare (è strano che lo si debba fare noi) che non è mai, nè sarà mai, l'autorità a fare la scienza. La scienza la fanno da sempre le ricerche continue e i dati empirici che possono anche far restare al palo ma possono anche cambiare poco, molto o tutto del paradigma. Proprio in questi anni sono crollati in Sardegna paradigmi ferrei e 'pacificamente accettati dal consesso della comunità scientifica': i sardi non navigavano? Falso, navigavano. I Sardi sono stati dominati dai Fenici? Falso. I Sardi non furono 'fenicizzati' e vissero in autonomia e in libertà la loro civiltà antica ed originale. I sardi non erano i Shardan. Falso, i Sardi furono uno dei popoli del mare che attaccarono l'Egitto (parole dell'egittologo Cristian Greco, tra gli ultimi). Essi sono gli Sherden citati dai Faraoni e dalle fonti orientali per quattro secoli . I Sardi nuragici per autorità scientifica non hanno mai conosciuto e usato la scrittura. Falso. E sappiamo oggi bene, molto bene (con tanto di dati archeometrici, quelli sì scientifici), perché.

martedì 1 maggio 2018

BRAVO IL DESIGNER DI GOOGLE. SCRIVERE CON GLI OGGETTI SI PUO'. LO FACEVANO GIA' GLI EGIZIANI, I SARDI, GLI ETRUSCHI (E NON SOLO).





   Bella oggi (anche perchè istruttiva) la copertina di Google per la ricorrenza del 1 Maggio. Il grafico della società in Internet ha creato un 'lusus' scrittorio servendosi di oggetti che costituiscono 'simboli' delle varie espressioni del lavoro. In teoria tutti dovrebbero restare semplicemente dei simboli che con il loro numero e la loro effervescenza costituiscono un inno alla festa. Ma il grafico ha proseguito nel lusus e parte di quei simboli (collocati in una consueta... riconoscibile stringa), li ha fatti diventare fonetici (segni che notano suoni) attraverso il loro aspetto che richiama, in qualche modo, i segni dell'alfabeto, quello che per convenzione noi adoperiamo tutti i giorni. Cerchi (anche diversi), tubi assemblati in un certo modo, stetoscopi, ecc., ovvero alcuni degli attrezzi del lavoro, sono diventati così, nascostamente e a rebus, scrittura, suono, linguaggio: G O O G L E.
Vi sorprenderà ma questo modo di scrivere nascosto, del tutto convenzionale, con le 'cose', con gli 'oggetti, fu inventato migliaia di anni fa dagli Egiziani (forse) e ripreso poi, in modo particolare, dai Sardi e quindi dagli Etruschi.