martedì 23 gennaio 2018

Paule S'Ittiri - Geometria, astronomia e culto del toro solare


di Sandro Angei



Fig.1



    Paule S'ittiri è una località del Sassarese lungo il corso del “Riu Mannu”, dove  si trova un particolare insediamento nuragico. Poco lontano si ergono nuraghe Oes di Giave, che dista circa 1400 m, e il Santu Antine di Torralba, che dista circa 1700 m.

   La Dott. Lavinia Foddai, che ha studiato l'insediamento, scrive:[1]Situato nella piana del Riu Mannu – cornice ambientale del sistema insediativo che verte sui nuraghi Santu Antine di Torralba e Oes di Giave  – il complesso nuragico di Paule S’Ittiri si distingue per la presenza di un’area cultuale unica nel suo genere e, per questo, di notevole interesse. Il sito comprende i resti di un esteso abitato e di un recinto che racchiude alcune strutture accomunate dal rigido riproporsi di  un  modulo  architettonico  costante  tanto  nella  stesura  in  pianta  quanto  nelle  dimensioni  e nell’orientamento, esito di un progetto unitario. Si tratta di quattro edifici – tre dei quali inglobati nel perimetro del  témenos  mentre  il  quarto se  ne  discosta per rispettare  l’orientamento (mio il sottolineato) – costituiti da un ambiente  circolare  con  seduta  perimetrale  preceduto  da  un  breve  atrio  trapezoidale.  La  planimetria richiama lo schema di edifici sacri (Sos Nurattolos-Alà dei Sardi, Janna ’e Pruna-Irgoli, Sa Carcaredda-Villagrande Strisaili, Sirilò-Orgosolo, “Capanna del capo” di Santa Vittoria-Serri, Su Monte-Sorradile, Serra Niedda-Sorso) che imitano i templi connessi al culto delle acque (pozzi e fonti sacre) sebbene privi di elementi ipogei e di strutture di adduzione idrica.




Fig.2
   La particolarità del sito nuragico che cui proponiamo, non sta tanto nell'orientamento dei singoli edifici, benché peculiare, ma nel sito cultuale nel suo complesso, che possiamo definire di buon grado quale fulcro di un sistema rituale di carattere astronomico.
   I quattro edifici seguono una disposizione in pianta certamente non dettata dal caso, come già suggerisce la Dott. Foddai, che però non va oltre e si limita a descrivere ciò che vede; infatti nota solo l'orientamento univoco dell'atrio trapezoidale delle quattro costruzioni.
   Esaminando con attenzione l'insediamento ed estrapolando misure da Google Earth, ci si rende subito conto che l'approssimativa  sensazione data dall'occhio, si traduce geometricamente in una figura ben strutturata e precisa: un rombo.
   In riferimento alla Fig. 2 possiamo estrapolare i seguenti dati:
-       allineamento A-C azimut 83°44'
-       allineamento B-D azimut 83°05' altezza 1°32'
-       allineamento A-B azimut 195°30' altezza 1°43'
-       allineamento C-D azimut 194°30'
-       allineamento A-D azimut 150°32' altezza 2°12'

   Come si può evincere dalla tabella, gli allineamenti compongono due coppie di rette pressoché parallele: A-C e B-D, A-B e C-D, che denotano a mio parere, già di per se la prova di intenzionalità del sistema. La Dott. Foddai pone in risalto, nella descrizione del sito, la particolare dislocazione degli edifici: “... Si tratta di quattro edifici – tre dei quali inglobati nel perimetro del  témenos  mentre  il  quarto se  ne  discosta per rispettare  l’orientamento...”, si accorge dell'intenzionalità di disporre le costruzioni secondo un determinato orientamento, intuendo che l'edificio “D” è singolare perché fuori dal témenos, ma non riesce a darne una pratica giustificazione.
    Il quarto edificio: “D”, in effetti è fuori dal perimetro del témenos, non solo per rispettare l'orientamento dell'ingresso ma, secondo me, per individuare in modo univoco il punto di mira di tre allineamenti astronomici da tre distinti punti di vista, caratterizzati dalla loro mutua connessione tramite il muro delimitante il témenos stesso: PV1, PV2, PV3 di Fig.3.

Fig. 3



   In ragione di ciò si intuiscono le direzioni da ricercare e misurare astronomicamente:
-       allineamento A-D
-       allineamento B-D
-       allineamento C-D
   Una simulazione col programma STELLARIUM, denota che:
-   l'allineamento A-D azimut 150°32' per un'altezza dell'orizzonte locale di 2°12' è compatibile con la levata di Gcrux nel 1200 a.C.
-  l'allineamento B-D azimut 83°05' (e il suo parallelo A-C azimut 83°44') per un'altezza dell'orizzonte locale di 1°32' sono compatibili con la levata di  Altair nel 1200 a.C.[2]
-   l'allineamento C-D azimut 194°30' (e il suo parallelo A-B azimut 195°30'), per un'altezza dell'orizzonte locale di 1°43', sono compatibili con la calata di  Acrux nel 1200 a.C.[3]

   Il sistema sembra indicare il giorno esatto del solstizio d'inverno; la simulazione con STELLARIUM indica che poco prima del 21 dicembre del 1200 a.C. si sarebbe assistito in sequenza, durante l'arco della stessa nottata, alla levata di Gcrux alle ore 1:56, alla levata di Altair alle ore 5:31, alla calata di Acrux alle ore 5:58 e infine alla calata di Gcrux (non individuata materialmente nel sito) ad un azimut di 207°30' e un'altezza dell'orizzonte locale di  3°23' alle ore 7:00; ossia venti minuti prima che il sole potesse oscurarla con la sua luce il giorno del solstizio. In sostanza Gcrux il 21 di dicembre, per la prima volta, sorgeva e calava nella stessa nottata, tanto da annoverarla quale stella principale di questo sistema, rimarcando in modo perentorio la sua levata mediante l'orientamento degli accessi delle quattro costruzioni circolari (vedi Fig. 3).
   La sequenza appena descritta evidentemente è carica di simbolismo; simbolismo che a parte Gcrux, vedeva Altair e  Acrux coprotagoniste dell'evento solstiziale: Altair si levava nell'oscurità a preannunciare l'imminente levata del sole e poco dopo Acrux calava nel mondo dell'oscurità nel momento della incipiente aurora, secondo una sequenza di nascita e morte in attesa della rinascita... del toro solare evidentemente! Una manifestazione simile l'abbiamo riscontrata nel sito di nuraghe Santa Marra di Busachi[4] (1200 a.C.), dove due allineamenti materializzati da "muridinas" sono orientati verso la calata di Vega seguita, 1h 35 ' dopo, dalla levata di Arturo; in una sequenza di morte e rinascita legata anche lì all'incipiente arrivo del solstizio d'inverno. Ma ancora più significativo è il raffronto col sito di Goronna[5] (1450 a.C.), dove ritroviamo precisi allineamenti ad Acrux e Gcrux e sempre in occasione del solstizio d'inverno.
   Ma queste non sono le uniche “coincidenze” legate a orientamenti astronomici, perché non nuova è la disposizione della coppia di rette parallele del sito di Pauli S'Ittiri, in quanto le abbiamo individuate per la prima volta nel circolo megalitico di Is circuìttus di Laconi[6], benché questo sia di epoca ben più antica: 3200 a.C..



Il Circuìttus                                           Pauli S'Ittiri
Fig. 4

Conclusioni
   Man mano che lo studio di siti con valenza archeoastronomica procedono, si riesce a far luce in modo più significativo sulle concezioni religiose di quelle antiche genti. Si capisce il ruolo attribuito da quella cultura alle stelle del firmamento, che venivano utilizzate quali marcatori (messaggeri divini) di equinozi e solstizi. Eventi legati evidentemente al culto  del toro solare; quel toro solare la cui potenza già veniva celebrata nel neolitico, lì dove il circolo di Is Circuìttus è tangibile evidenza astronomica. La celebrazione della divinità taurina/solare, sembra perdurare per decine di secoli, tanto che ancora nel 1200 a.C. ritroviamo le stesse simbologie (cerchi), e orientamenti a stelle di prima grandezza che preannunciavano un evento importante: equinozi o solstizi. Goronna (1450 a.C.) e Santa Marra (1200 a.C.) sono esempi eclatanti di questi riti; nel primo scopriamo un cerchio virtuale nascosto, nel secondo due cerchi virtuali concentrici... anch'essi nascosti, ma pur sempre materializzabili come a “Is Circuìttus”. Nel sito di Pauli S'Ittiri per contro, i cerchi sono ben materializzati dalle quattro costruzioni, che sembrano anche taurine, per via dei muretti che delimitano l'atrio d'accesso al loro interno.. semplice coincidenza?

Dedicato ad Atropa Belladonna




[1]    Dalla rivista:  Layers archeologia, territorio, contesti – supplemento al n° 2-2017 - Notizie e scavi della Sardegna nuragica -  Lavinai Foddai - Il complesso nuragico di Paule S’Ittiri (Torralba, Sassari). Note preliminari pag. 60-62.

[2]    Naturalmente abbiamo voluto verificare la possibilità di un orientamento relativo all'azimut reciproco di 263°44' che denota un'altezza dell'orizzonte locale di 1°37', ottenendo alcun risultato di rilievo se non relativo a stelle difficilmente individuabili ad occhio nudo.

[3]    Nessuna connotazione di rilievo anche per questo orientamento.

8 commenti:

  1. Bello, molto bello e...stimolante. Una domanda: quindi quelle costruzioni sono matematicamente ascrivibili al XIII secolo a.C.? Siamo sicuri di ciò? Una seconda: l'orientamento dei 'corni' degli edifici è sempre verso GCrux? Se trascuriamo il punto di mira degli edifici taurini con le stelle, sono orientati sempre verso lo stesso punto? Cioè verso il solstizio d'inverno?

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  2. E bravo il nostro Sandro!
    Riesci a leggere non solo la scrittura "con", ma anche le intenzioni di chi ha scritto.
    Sono curioso di capire il range di tempo in cui gli orientamenti sono validi, ad esempio, dal 1280 al 1140 a. C.
    La dr Foddai data il complesso?

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  3. Secondo la datazione astronomica il sito è inquadrabile nel 1200 a.C.. Nella pubblicazione la Dott. Foddai non si sbilancia se non riferendosi a edifici simili; infatti subito dopo la sua frase, da me riportata in corsivo, scrive: “... Noti sull’intero territorio isolano, per quanto in un numero ancora limitato di attestazioni, e collocabili in un arco cronologico compreso tra la fase avanzata del Bronzo Recente e il Bronzo Finale-Primo Ferro, fanno parte di regola di aree santuariali articolate”.

    Per quanto riguarda la seconda domanda: I “corni” degli edifici sono orientati approssimativamente verso la levata di Gcrux; questi orientamenti non sono estremamente precisi, d'altronde non era necessaria un'accuratezza superiore; dovevano dare solo una direzione “a occhio” verso cui guardare. E' verosimile però uno spettacolo luminoso che poteva verificarsi solo in occasione del solstizio d'inverno. In sostanza: i giorni attorno al 21 dicembre il sole, quando era ad un azimut (angolo misurato assumendo come 0° il nord geografico) di 138°18', aveva, nel 1200 a.C., un'altezza di 13° 18' (attualmente è di 13°47'). In ragione di ciò, date le dimensioni delle capanne, mediamente di 5,00 m di diametro, si può ipotizzare, ma solo ipotizzare, che in quel dato lasso di tempo, alle ore 9:30 del mattino, i raggi solari entrassero dalla porta d'ingresso (ammettendo un'altezza della medesima pari a 1,60 m), e andavano ad illuminare quello che doveva essere l'alzata del bancone-sedile (documentato dalla Dott Foddai nella sua relazione). Allontanandosi dal 21 di dicembre, prima o dopo, i raggi solari man mano diventavano (diventano) sempre più inclinati fino ad arrivare alla massima inclinazione di 67°07' il 21 di giugno (attualmente è pari a 68°38'), tale che a mala pena il sole illuminava poco oltre lo spessore murario dell'edificio.

    Per quanto riguarda il lasso di tempo in cui si poteva osservare l'evento stellare, posso dirti, Francu, che mediamente Gcrux si sposta di 1° al secolo, mentre Altair di soli 0°10'.

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  4. Grazie Sandroooo! che bello che hai analizzato quel sito, e mille grazie per la dedica

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    1. Era mio preciso dovere dedicarlo a te che mi proponesti di studiarlo. Grazie a te!

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    2. Bravo signor Angei per aver dedicato ad Aba questo articolo.Mercoledì scorso guadavo il programma di Alberto Angela che ha fatto solo un accenno al nuraghe di S.Antine e mi sono innervosita , vorrei che si dedicasse più tempo alle bellezze archeologiche sarde che sono tante.

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  5. Si può pensare, constatata la precisione degli allineamenti tenuta dai costruttori, il ventaglio della data può ridursi a un decennio in più o in meno?

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    1. Mah! E' difficile quanto inutile, forse, arrivare a stabilire una data precisa al decennio. La cosa importante per loro fu l'aver escogitato un metodo per determinare il solstizio d'inverno senza dover per forza contare i giorni a partire dall'equinozio; la cosa importante per noi è l'aver capito quanto geniali fossero quegli uomini a prescindere dalle date precise.

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