martedì 23 agosto 2016

MONT'E PRAMA: UN PASSO AVANTI

di Angelo Ledda

Fig. 1A: Le ultime statue rinvenute nel 2014. A sinistra la statua restaurata ed esposta a Cabras. Immagine da questo sito

Fig. 1b: Il portatore di scudo con il copricapo conico, (Usai-Zucca)
Il titolo di questo post potrebbe lasciare intendere che sia stato compiuto un passo in avanti nella ricerca su Monte Prama, ma in realtà riguarda l'approfondimento di un dato appartenente all'ultima statua restaurata che pone più interrogativi che risposte. 
L'input proviene da quanto Emerenziana Usai e Raimondo Zucca scrivono nella pubblicazione della Carlo Delfino seguita alla campagna di scavi del 2014 (Monte Prama (Cabras). Le tombe e le sculture - 2015), a proposito della nuova tipologia di scultura denominata "I portatori di scudo con il copricapo conico" (fig. 1), accostata al bronzo detto “Pugilatore-sacerdote” di Cavalupo-Vulci (fig. 2).
Da quest'ultimo diverge per il gesto della mano destra che nel caso lapideo è ripiegata verso il petto mentre in quello bronzeo è posta in segno di saluto.
Gli archeologi scrivono:
“Si tratta della rappresentazione di un personaggio maschile stante, anche se l'esempio meglio conservato ci mostra una ponderatio del corpo con una gamba verticale e l'altra avanzata, probabilmente per esigenze statiche (pag. 80. Il grassetto è mio).
Fig. 2

Dalle foto questo dato è appena percepibile, mentre dal vivo risulta meglio evidente, anche se l'impressione che ho avuto nell'osservarlo al Museo di Cabras, è che il passo in avanti non dovette essere troppo pronunciato.
Nulla si può dire - e infatti nulla gli archeologi dicono - dell'altra statua analoga, anche perché le gambe sono quasi del tutto mancanti.  Se la ragione del piede in avanti avesse natura statica come supposto dagli archeologi, si dovrebbe presupporre che la statua "gemella" (fig.1a, a destra) ancora in corso di restauro - fosse anch'essa incedente.
La base con i piedi con sandalo (fig. 3) rinvenuta a poche decine di centimetri dalla statua più settentrionale - e per la quale Usai-Zucca scrivono che "è probabile che (...) sia pertinente a tale scultura" (p. 83) non potrebbe però appartenere a questa tipologia (e giustamente non è stata collocata al di sotto della statua restaurata). Infatti si può osservare che nessun piede risulta avanzare rispetto all'altro, anche se la forma basamentale trapezoidale potrebbe trarre in inganno.
Fig. 3
Si deve comunque escludere la possibilità che si tratti di una gamba semplicemente flessa in avanti in un tentativo di movimento, come avviene per esempio nel caso della gamba sinistra del bronzetto n. 157 (Giovanni Lilliu, Sculture della Sardegna Nuragica, 1966) in fig. 4.
Se nella bronzistica sardo-nuragica esistono diversi casi di figure con entrambe le gambe flesse, è invece noto un solo caso che mostra una figura palesemente incedente, ed è quello del bronzetto n.175 (Lilliu, 1966) denominato “Orante in atto di incedere per fare l'offerta d'una focaccia (o ciotola?)”, (fig.5) rinvenuto nei pressi di Olmedo:
“Ciò che rende particolarmente interessante il pezzo di Olmedo e che ne fa, sinora, un unicum nella produzione protosarda, è lo schema delle gambe. (…) il personaggio non è rappresentato fermo ma nell'atto di camminare nell'avvicinarsi per fare l'offerta della focaccia o della ciotola – che tiene nella sinistra – alla divinità, rivolgendole, in pari tempo, la preghiera. In questo movimento, il piede sinistro è portato avanti rispetto al destro e le gambe, pur poggiando con i piedi a terra, sono leggermente flesse al ginocchio, come per indicare l'attimo transitorio tra l'incedere ed il fermarsi” (Lilliu, p.365).
È opportuno sottolineare che entrambe le figure richiamate (fig. 4 e 5) sono catalogate da Lilliu nello stile “Barbaricino-Mediterraneizzante” e divergono notevolmente sotto il profilo stilistico dal caso in esame.
Fig. 4 (a sinistra) e fig. 5 (a destra) da quattro angolazioni diverse
La presenza a Monte Prama di una figura incedente è un elemento molto importante, non solo perché differente da tutte le altre sculture rinvenute ad oggi e alla sostanziale totalità dei bronzi, ma anche perché riapre il dibattito relativo ai problemi statici delle statue posti da Franco Laner in Sa 'ena. Sardegna preistorica: dagli antropomorfi ai telamoni di Monte Prama (2011).
Tempo fa sottolineavo che questo problema doveva essere ancor più presente proprio nella scultura di cui parlo, al tempo appena rinvenuta, per la presenza del cosiddetto “scudo avvolgente” che ne sposta notevolmente il baricentro.
Fig. 6 ."Pugilatore" Monte Prama (Cabras)
Più in generale, si è ragionato sul dettaglio della planarità del busto dei Giganti (figg. 6, 12), figure che non sembrano essersi liberate dal piano di fondo, tanto da lasciare immaginare che si trovassero addossate ad una struttura architettonica. Anche in questo caso la soluzione del problema non è affatto semplice, dal momento che si può obiettare che nel retro delle sculture vi sono dettagli scolpiti e rifiniti e in alcuni casi persino la “faretra”.
Se così non fu, la planarità andrebbe allora ricondotta a ragioni “stilistiche” ed espressive che avvicinano le sculture in pietra ai bronzi di tipo “planare-ornamentale” (da distinguere da quelli di tipo “geometrico-volumetrico”), ovvero al sottogruppo dello stile Uta-Abini descritto da Lilliu nel 1966, ma aggiungerei, per il loro evidente frontalismo, anche alle più antiche statue-stele.

Per risolvere il problema statico delle sculture monumentali in pietra, uno degli espedienti generalmente impiegati nella statuaria era proprio quello del passo in avanti ed è per questo che Usai-Zucca parlano di esigenze statiche.
Così fecero i Greci in epoca arcaica, derivandolo dalla scultura egizia (Fig.7).
Se i Greci lo fecero per ragioni statiche, gli Egizi non necessariamente per questo motivo, poiché la figura non si liberava mai del tutto dalla matrice in pietra da cui era ricavata, trovandosi quasi sempre fusa ad un elemento architettonico (pilastro, stele, parete, nicchia, ecc.) (Fig. 8). 
E' quello che Cyril Aldred ha chiamato spazio negativo, intendendo con questa definizione la separazione dei volumi entro i quali sono situati gli arti del corpo, con la forma non del tutto liberata dalla matrice o invisibile in essa.
Fig. 7
Lo spazio negativo, che non riguarda esclusivamente gli arti inferiori ma anche quelli superiori, è assente sia nella statuaria sardo-nuragica che in quella greca.
Nelle immagini poste a confronto in Fig. 7, si può inoltre osservare che nelle esperienze greche precedenti il periodo “classico” (figura a destra), le braccia corrono distese restando aderenti al busto e nel complesso si determina una precisa simmetria bilaterale.
Al contrario, la statuaria di Monte Prama presenta le braccia non soltanto staccate dal corpo, ma tranquillamente libere di compiere gesti e impugnare oggetti in pietra con sezioni ridotte come l'arco (fig. 9). Questo aspetto rende la statuaria monumentale sarda - come è evidente nel caso dei "pugilatori" (figg. 6, 11, 12) - perfettamente simmetrica per quel che riguarda il busto, la testa e le gambe (eccezion fatta per il portatore di scudo oggetto del post), ma del tutto asimmetrica per quel che riguarda il movimento degli arti superiori ai quali è affidata la resa dei gesti. Ne consegue che lo sforzo per liberare gli arti superiori, evidentemente complesso da realizzare sotto il profilo tecnico, fosse necessario per rendere eterno un gesto che doveva essere ben più importante della resa anatomica del corpo in quanto tale.
Si tratta di un fattore che a mio avviso non può appartenere ad una statuaria immatura o ancora perfettibile e che contrasta con qualsiasi ipotesi di carenza conoscitiva della statica.
Fig. 8. Lo spazio negativo in verde
Ora, se le ragioni del piede in avanti del portatore di scudo con il copricapo conico (fig. 1) fossero davvero quelle che suggeriscono Usai-Zucca - e cioè derivanti da esigenze di tipo statico, rese ancor più necessarie dalla presenza dello “scudo avvolgente” - si dovrebbe altresì riconoscere che tale espediente, ammesso fosse sufficiente, fosse noto ai sardi di Monte Prama e il non averlo impiegato nelle altre tipologie di Giganti implica una precisa scelta.
Certo non si deve escludere che le varie tipologie appartengano a cronologie differenti e che si sia trattato di una acquisizione lenta dovuta a una continua sperimentazione, tuttavia nell'arte del mondo antico - e in particolar modo nella statuaria nuragica dove il gesto assume sempre un valore estremamente importante - è bene diffidare da quella che può apparire una soluzione d'uso meramente funzionale o dettata dalla necessità.
E difatti è in questa direzione che si rivela una cosa ancora più interessante da esaminare: sia la statuaria egizia (soprattutto quella di figure maschili) che quella greca del periodo arcaico, a me risulta che portassero rigorosamente in avanti sempre e solo il piede sinistro (fig. 7 e fig. 10).
Si osservi ancora che gli stessi bronzetti sopra richiamati (fig. 4-5) presentano lo stesso dato con la gamba sinistra che avanza o si flette.

La novità, nel caso di Monte Prama, è che ad essere incedente è il piede destro.

Potrebbe essere un dettaglio di poco conto, che può semplicemente confermare la mera esigenza statica sopra richiamata, tuttavia sarebbe bene non trascurarlo dal momento che quello del piede sinistro incedente è stata una vera e propria "norma" di riferimento per diverse volontà d'arte, della quale i sardi di Monte Prama non sembrano curarsi. Considerata poi la rara attestazione di figure incedenti nella statuaria sarda, una ipotesi che possa esserci (anche) una qualche ragione di tipo ideologico o simbolico non deve essere esclusa.


Fig. 9 Separazione degli arti superiori dal busto e dettagli calligrafici nella statuaria di Monte Prama (Cabras)


Fig. 10 Moscophoros, 570-560 a.C.



Fig. 11. Pugilatore 16, Efis. Foto di Giancarlo Negri (riferimento ai commenti sottostanti)
Fig. 12 (a,b) Pugilatore 16, Efis

12 commenti:

  1. Cavoli, questa cosa della gamba destra anziché sinistra ci volevi solo tu a notarla!

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    1. Penso che sarà un post in aggiornamento continuo (ho aggiunto proprio ora qualche altro esempio). Forse l'obbligo (e la precedenza) doveva essere dato a ciò che si offre, da tenere rigorosamente sulla sinistra, quando non su entrambe le mani (il lato del cuore)?E sarà per questo che la mano in segno di saluto (un caso a parte) finisce di fatto sempre a destra?

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  2. L’aver letto la presente nota ha stimolato la curiosità, spingendomi a rivedere le foto del museo di Cabras dell’anno scorso. In particolare, quella del gigante (scusate la non precisione del riferimento) con lo scudo ricostruito sul capo e la testa di un altro, oggetto di qualche scambio di opinioni contrastanti anche su questo blog. Ora, mi sono accorto che, delle due gambe saldamente attaccate al tronco, la sinistra è leggermente avanzata rispetto alla destra, cambiando quindi l'equilibrio statico. E pensare che l’avrò guardata decine di volte.

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    1. In che senso "la testa di un altro"?

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    2. E' solo un'opinione, neanche troppo isolata. Il materiale col quale è scolpita la testa è completamente diverso da quello del tronco.

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    3. Chiedo scusa a Angelo, ma questa cosa va chiarita una volta per tutte: la testa cui ti riferisci subì nei primi anni '80 un trattamento con una vernice protettiva, che ne alterò il colore. La testa, assieme ad altri pezzi isolati, venne infatti esposta al museo di Cagliari. E' tutto scritto e documentato, hanno perfino saputo determinare la composizione del protettivo, in realtà un fissativo. Il maldestro restauro degli anni '80 comprese anche l'inserimento di perni in ferro, e questo provocò una piccola frattura della testa, sul retro. http://monteprama.blogspot.de/2015/03/fori-in-mostra-antichi-e-anni-80.html Il riferimento puntuale è questo: "Andreina Costanzi Cobau & Roberto Nardi, L'intervento di conservazione e restauro, Le sculture di Mont’e Prama–Conservazione e restauro" 2014, Gangemi editore, pp. 130-142"

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    4. Ciao Giancarlo, non ho capito a quale scultura esposta a Cabras ti riferisci. Avresti piacere di inviare alla mia mail la foto in questione?

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    5. Ecco il testo, a pag. 138: "Alcuni elementi della collezione erano stati restaurati a cura della Soprintendenza per i Beni archeologici delle provincia di Cagliari e di Oristano negli anni Settanta-Ottanta; si tratta dei reperti che per circa venticinque anni sono stati esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Tali interventi sono stati finalizzati all'esposizione museale ed erano limitati ad una campionatura dei ritrovamenti archeologici. Nel corso di quell'intervento i reperti originali furono consolidati, protetti con resine irreversibili, traforati e rimontati con perni interni in ferro, allettati in resina poliestere addizionata da cariche minerali, Sintolit (Fig. 15). I fori e le variazioni macroscopiche del colore originale sono oggi evidenti in quei reperti trattati negli anni Settanta, alterazioni cromatiche dovute ai solventi impiegati nel consolidamento ed alle alterazioni delle proprietà chimico-fisiche del prodotto utilizzato allora come consolidante e come protettivo. Si è quindi proceduto nella rimozione dei perni in ferro, del mastice utilizzato per fissarli e nella rimozione parziale della resina sintetica, un copolimero stirene acrilico, applicata per la prote-zione superficiale". E la figura 15 è la testa di Efis

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    6. Ho ricevuto e allegato la foto del Pugilatore (Efis) al quale fa riferimento Ergian nel suo commento e Atropa a seguire.
      La scultura vista lateralmente (foto 15) mi sembra utile per il tema del post che mostra che nella gamba sinistra è percepibile un avanzamento (fig. 15b - a destra), ma questo, e non so se è d'accordo con me Ergian, a me sembra trascurabile (visto che poi non si ritrova nelle altre sculture di medesima tipologia).

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  3. Nella vista laterale non si percepisce un disallineamento ma solo un montaggio troppo disinvolto.

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  4. http://monteprama.blogspot.it/2014/08/due-bronzi-nuragici-da-ginevra.html

    In questo post di Montepramablog vi è un esempio, considerato nuragico, di una figura incedente. Ancora la sinistra. Tutti gli esempi che vi si trovano dentro il catalogo, almeno fino all'età classica per la statuaria greca, mostrano il piede sinistro avanzato.

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  5. Io credo che i piedi con sandali che avevano tentativamente messo sulla base nera di restauro, per il colosso restaurato, fossero giusti: li ho visti da vicino, sono piedazzi massicci quanto lui. Hanno il segno di dove sono stati spezzati e forse si spera ancora di trovare i pezzi che li univano alle gambe, e la base su cui poggiavano. Di certo era una sistemazione provvisoria, perchè ignorava l'evidente movimento della gamba destra. Vedremo che accadrà

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