mercoledì 16 settembre 2015

Tanat panê Ba‛al IV


Il grande inganno III
Parte quarta
La stele funeraria
di Sandro Angei
    E’ arrivato il momento di verificare se proprio tutto quello fin qui descritto e dichiarato corrisponda al vero.
   Sono rimasto affascinato dall’immagine di una stele funeraria che racchiude in quegli elementari
disegni, quello che potrei definire senza troppa esagerazione, un trattato di geometria. Vediamo e descriviamola.
   Partendo dall’alto, la stele reca un triangolo isoscele (a), poco sotto una sorta di stella a sei punte inscritta in un cerchio (b); questo cerchio ne interseca altri due posti poco più sotto (c), che tangendosi reciprocamente, danno forma ad una sorta di falce di luna.
   Ai lati della stella a sei punte sono presenti due figure: da un lato un oggetto che richiama la forma della mandorla (d), dall’altra un cerchio con una protuberanza marginale a forma di lingua biforcuta (e).
 Sotto la falce di luna troviamo la raffigurazione delle cosiddette “braccia di Tanit” (f), rivolte verso l’alto che intersecano il vertice di un triangolo che sembra equilatero (g). Ai lati del triangolo sono posizionati due caducei (h), che recano una vistosa base di appoggio; il disegno sormonta una scritta funeraria in caratteri dell’alfabeto fenicio (i).
   Interpretazione

(a)    Il triangolo isoscele potrebbe significare “offerta” avendo similitudine col geroglifico egiziano  (X8 della lista del Gardiner), che ha il significato di “dare”.[2]
(b)   La stella a sei punte è la palese dimostrazione che quelle genti sapessero dividere il cerchio in sei parti uguali, verificando in tal modo la perfezione geometrica delle direzioni del mezzogiorno e dei solstizi, accomunandoli in un’unica entità geometrica.


(c)   Il simbolo potrebbe rappresentare una falce di luna, ma ritengo di poter scartare tale ipotesi in quanto non è consono ai simbolismi legati al moto solare identificabili nella stele.
(d)   La figura a forma di mandorla somiglia alla figura proiettata sul terreno dai fori del caduceo (vedi punto 3, della parte seconda nota 21 e nota 22), per tanto parrebbe una sorta di consiglio ad eseguire le misurazioni quando il sole proietta tale forma al suolo.




(e)    L’altra figura a forma di cerchio, con una protuberanza marginale a forma di lingua biforcuta,  potrebbe essere pur’essa a carattere informativo, a voler significare che, quando i raggi solari proiettano l’ombra del caduceo, la sua biforcazione apicale (del caduceo), debba coincidere con la linea di terra.                                                      
(f)     A questo punto dobbiamo verificare la costruzione della figura geometrica per l’individuazione del mezzogiorno, a partire dalla figura della cosiddetta Tanit incisa nella stele. Non potendo iniziare la costruzione partendo dal centro del cerchio (sede naturale del caduceo), perché nella figura non si nota alcuna traccia della circonferenza che inscrive il triangolo, né del suo centro, dobbiamo per forza di cose partire dall’elemento utile più vicino ad esso, ossia la base del triangolo che raffigura il corpo di Tanit e da lì eseguire la ricostruzione a ritroso.
                       
     Individuata la base, si disegna il triangolo equilatero

 e si ricava il baricentro del triangolo ossia il centro del cerchio che lo circoscrive,


 a questo punto si disegna il cerchio che circoscrive il triangolo equilatero


che con tutta evidenza interseca i gomiti delle braccia della figura con un’ottima approssimazione
 [3]
  Si noti che la distanza tra la base del triangolo equilatero e le braccia della Tanit è uguale al diametro del cerchio che forma la testa della stessa Tanit. Ciò può essere visto in senso metaforico come elemento che descrive la parte per il tutto, nel senso che la posizione delle braccia della Tanit è individuata dallo stesso cerchio che raffigura la testa della figurina; cerchio uguale a quello che circoscrive la stella a sei punte, a voler significare che le braccia e la stella a sei punte sono generate entrambe dallo stesso sole, come si può evincere dalle figure qui sotto riportate.

  

Aprendo una parentesi, dal punto di vista filologico quest’immagine non si discosta da quella qui sotto riportata,
 [4]
dove la stella a sei petali inscritta nel cerchio è parte del corpo pressoché equilatero di Tanit, a voler qui significare, che il segreto del messaggio divino (solare) è tutto racchiuso nella geometria del triangolo equilatero. Ma il confronto mette in evidenza la similitudine del messaggio iconografico, ossia che la Tanit e la stella a sei punte sono entrambe generate dal sole.

h. Del caduceo in generale abbiamo ampiamente parlato nel parte dedicata alla rappresentazione grafica. In quell’occasione abbiamo descritto pure il particolare caduceo riprodotto nella stele qui minuziosamente studiata. Qui corre l’obbligo di evidenziare, a proposito di questo caduceo, la presenta dei due fori ad una certa distanza l’uno sopra l’altro; particolare che a parer mio non ha una precisa funzione pratica in quanto, se la funzione di marcare i punti di definizione della direzione Ovest Est è espletata da uno dei due fori, la funzione di mira, che negli altri esempi di caduceo è espletata dalla distanza tra la testa dei due serpenti o dal taglio del cerchio, in questo, tale funzione è espletata dalla biforcazione apicale; per tanto il secondo cerchio potrebbe (il condizionale comunque è d’obbligo) non avere alcuna funzione, se non un significato simbolico legato alla simmetria (e androginia) della divinità, così pure per la presenza di due caducei nella stessa effige, che non penso individuino due caducei, ma due funzioni dello stesso caduceo. La prima funzione legata alla individuazione della direzione Est Ovest: caduceo di sinistra posto sotto la “vesica piscis”. La seconda funzione legata alla determinazione del momento del mezzogiorno: caduceo di destra, posto sotto il cerchio con protuberanza.
Ancora un’annotazione, che dimostra quanta perizia mise lo scriba nel raffigurare l’immagine; riguarda la base dei caducei, che sono forniti di una piccola base di appoggio. Dal punto di vista pratico, una base si fatta non da stabilità allo strumento, ma ancora una volta lo scriba nascostamente ci informa che il caduceo per funzionare correttamente non deve essere semplicemente poggiato a terra ma deve avere una solida base.
   La ricostruzione dimostra con tutta evidenza, che lo scriba che millenni fa realizzò quella stele aveva cognizioni di geometria e le usò per descrivere il rito che su quelle si basa.
   Se avesse voluto realizzare una icona di Tanit fine a se stessa, che bisogno aveva di sviluppare tutti quei segni e disegni realizzati con precisione geometrica? Bastava realizzare quella figurina come in tante altre steli, in modo approssimativo, in fin dei conti l’importante era lasciare sulla pietra il messaggio bene augurante, una preghiera, un auspicio.
   Al nostro scriba ciò non bastava, perché lui non era uno scriba qualunque, che poteva scrivere anche senza memoria storica ciò che i maestri insegnavano. Lo scriba che ha inciso questa lapide era al corrente della verità profonda di ciò che stava eseguendo, sapeva esattamente il significato di tutti quei simboli e le procedure di individuazione dei punti cardinali e in ragione di ciò, realmente voleva dare al defunto gli strumenti che lo avrebbero guidato verso la meta.
   In quel suo ultimo viaggio voleva rendere edotto il defunto di un grande segreto, quello detenuto in modo esclusivo dai sacerdoti (presumibilmente nessun vivente fuori della cerchia elitaria sacerdotale era messo a parte dell’arcano, per evidenti motivi legati alla detenzione del potere carismatico-religioso da un lato e bassamente secolare dall’altra, da parte della casta sacerdotale stessa). Il segreto in mano al defunto era salvo e inviolabile, perché tutte quelle figure incise sulla stele funeraria, non potevano esser capite nella loro sostanza tecnica e astronomica dal popolo ed è questo il motivo, a parer mio, per il quale la funzione del caduceo si è persa col passare del tempo.
   Quando l’uso di tale metodo di individuazione dei punti cardinali diventò obsoleto, il caduceo perse la sua funzione pratica, rimase di esso esclusivamente il simbolismo religioso e il significato profondo della sua ragion d’essere messaggero divino, senza saperne il perché. Rimasero tutti gli attributi legati ai significati di quegli orpelli usati per ammaliare il popolo, giustificare il potere sacerdotale e nascondere il segreto legato alla meccanica celeste. I serpenti contrapposti, simbolo ancestrale di vita eterna, si prestarono nella pantomima al grande inganno.





[1] Stele mortuaria Cartaginese custodita presso il Museo Nazionale del Bardo (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Diosa_tanit_cartago.jpg)
[2] Il triangolo isoscele dedicatorio lo troviamo nella parte alta della stele, similmente al lamed dedicatorio (di radice semitica), dello scarabeo di Monte Sirai, che è posto anch’esso al vertice dell’obelisco contenente la dedica in scrittura nuragica. 
    Ad ogni buon conto in tantissime stele puniche troviamo nella parte alta della stele un logogramma, col significato di «dedicato a   logogramma», e sotto di esso, in caratteri alfabetici, la scritta che inizia con la formula «l-rbt» → alla signora «l-tnt pn b‛l» → a Tanit volto di Ba‛al  ossia dedicato alla signora, a Tanit volto di Ba‛al... (vedi: http://www.archaeometry.org/CIS.pdf ).
In “L’énigme des stèles de la Carthage africaine Tanit plurielle di Léo DUBAL et Monique LARREY Édition : « L’ Harmattan », Paris, mai 1995 ISBN : 22-7384-3069-4 », si afferma che « L'énigme, c'est le double langage des stèles: l’antagonisme entre dédicaces (patrilinéaires) et symboles (matriarcaux) qui ornent les stèles de Carthage nous révèlent une forme inattendue de cohabitation!»
   In sostanza si afferma che la parte logografica della stele è matriarcale, ossia quella più antica, a voler dar credito alla teoria di James Frazer sull'evoluzionismo delle società primitive; mentre la parte scritta è di carattere patrilineare. Naturalmente qui è meglio fermarsi, perché si entra in un campo piuttosto ostico, dove i due vocaboli: matriarcale e patrilineare non sono antitetici, ma hanno due significati differenti (matriarcale significa che il comando è detenuto dalle donne, in antitesi a patriarcale, mentre patrilineare significa che la traccia parenterale ascendente e discendente è segnata per via maschile, in antitesi a matrilineare. Con questo non voglio dire che Dubal e Larrey abbiano fatto confusione. Posso pensare, che abbiano voluto sottolineare che all'iniziale detenzione del potere da parte della "madre" sia sopravvenuto successivamente la rivendicazione da parte del maschio della propria ascendenza per via paterna, mediante l'elencazione nelle steli, dei nomi di padre, nonno etc.). Chiusa questa parentesi, quello che qui interessa non è capire se la parte logografica è di stampo matriarcale o patriarcale, ma far emergere un fatto più importante legato all'assioma: matriarcato = più antico, ossia messaggio logografico = più antico, per individuare in quella figurina "Tanit" non un essere di genere femminile (dettato solo dal fatto che il triangolo sembra una gonna), ma un logogramma primigenio, legato solo in parte ad un aspetto religioso e trascendente.
[3] Alla obiezione postami in fase di studio sul fatto che il mio procedimento possa essere pura speculazione dovuta ad una fortuita coincidenza, perché nella stele non vi è traccia alcuna del centro del cerchio né del cerchio stesso atto alla costruzione geometrica del triangolo equilatero, rispondo che, esaminando la stele risulta evidente dalle ombre, che tutte le figure in essa tracciate sono il risultato di asportazione di materiale. Ciò detto è evidente che la circonferenza e il relativo centro di sviluppo usati per la costruzione del triangolo sono stati asportati dallo scultore e di fatto cancellati.

4 commenti:

  1. Signor Sandro,questa volta non ho resistito,dopo aver visto questa immagine stupenda,ho letto tutto quello che lei ha scritto,con grande interesse e,pensi,nonostante sia giorno ho capito tutto.Lo scriba è stato,millenni fa,bravissimo ma altrettanto chiara è la sua spiegazione.Immagino quanti studi lei abbia fatto.Mi sento piccola,piccola ma la fscinascione è grande.

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  2. fascinazione,che errore ho fatto,dovuto all'emozione,

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  3. Signora Grazia, mi fa piacere che quanto da me scritto sia facile da leggere. La mia preoccupazione era proprio quella di non riuscire a comunicare a tutti, quanto fin qui ho esposto ed esporrò nei prossimi giorni. Spero di dare modo a tutti quelli che qui leggono di poter dire la loro, accettando la mia tesi o confutandola lì dove non si è d’accordo.

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  4. Signor Sandro,sulla semplicità della sua esposizione non c'è dubbio alcuno,sopratuto per una profana come me.L'accettazione della sua tesi sarà compito di persone ferrate nella materia.Aggiungo anche che quest'ultima parte è stata ancora più semplice delle altre,perlomeno per me.

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